In Italia, la sottovariante Omicron 5 è diventata predominante: i dati sono sconvolgenti. Il Covid è ancora una grande minaccia.
In Italia, la sottovariante Omicron 5 è diventata predominante. Stando all’ultimo flash survey, condotto il 5 luglio dall’Iss (Istituto superiore di sanità) e dal ministero della Salute, assieme ai laboratori delle Regioni e alla Fondazione Bruno Kessler, la variante Omicron 5 – BA.5 – è ormai predominante, in quanto al al 75,5%. Il dato principale che emerge dal flash survey è proprio questo. In data 5 luglio, in Italia, la variante Omicron aveva una prevalenza del 100%, come stima.
Le parole di Crisanti
“Penso che la dinamica di generazione delle varianti” del Covid in versione Omicron “abbia una frequenza allarmante. Nel senso che nel giro di pochi mesi se ne sono generate una decina, alcune con notevole capacità infettiva”. Queste le parole all’Adnkronos Salute di Andrea Crisanti, direttore del Dipartimento di medicina molecolare dell’università di Padova.
“Nessuno può prevederne il percorso evolutivo – afferma Crisanti – ma sicuramente siamo di fronte a un virus che ha acquisito una notevole plasticità, molto superiore” rispetto a poco tempo fa. “Tutti i virus evolvono – dichiara – ce ne sono alcuni che lo fanno più di altri. Il virus dell’Hiv ha un processo evolutivo spaventoso, tanto è vero che non è possibile fare un vaccino contro questo virus. Non è insolito”, da ciò, che nuove varianti si vengano a diffondere a distanza così ravvicinata.
Ma non preoccupa solo BA.5, divenuta predominante in Italia: la nuova sottovariante di Omicron, ovvero BA.2.75, stando a Crisanti, è “una variante che desta preoccupazione principalmente perché è modificata la regione che viene riconosciuta dagli anticorpi neutralizzanti. Quindi di fatto questa variante potrebbe essere totalmente invisibile ai vaccini. Se ha il potenziale per diffondersi? Su questo esistono dei dati un po’ contrastanti”.
“Non è detto” da ciò, per Crisanti, che la variante ‘Centaurus’ sarà la prossima variante dominante, ovvero che scalzerà Omicron 5. “Non è detto, però sicuramente la preoccupazione degli organi di sorveglianza è direttamente legata a questi aspetti, alle caratteristiche delle mutazioni”. “A quel punto si riparte da zero – conclude il virologo – Questo è il problema”.